Il carburante, che per anni abbiamo utilizzato nei motori a gasolio, è stato di esclusiva origine minerale in quanto ricavato dalla distillazione del petrolio greggio. Negli ultimi anni la ricerca, per ottenere una riduzione delle emissioni nocive, ha messo a punto il biodiesel, un carburante ottenuto da oli vegetali provenienti da coltivazioni di girasole, palma, colza, lino, alghe marine, ma anche dal recupero di oli esausti impiegati in cucina. Il gasolio attualmente in commercio in Europa, è una miscela tra gasolio di origine minerale e biodiesel, la percentuale di biodiesel presente varia dal 7% nel carburante contrassegnato dalla sigla B7, al 10% o al 20% nel carburante contrassegnato rispettivamente dalle sigle B10 o B20. L’utilizzo di questo carburante ha portato innegabili vantaggi all’ambiente, infatti ha contribuito a ridurre significativamente le emissioni inquinanti di idrocarburi incombusti, di ossido di carbonio, di polveri sottili e di diossido di zolfo, ma sta creando non pochi problemi ai motori a causa della transesterificazione, il processo chimico che, nelle bioraffinerie, consente di ricavare carburante dagli oli vegetali. La transesterificazione è una reazione chimica, il cui principale risultato è la rottura delle molecole dei trigliceridi, (gli acidi grassi che caratterizzano l’olio vegetale) permettendo di ottenere, a processo ultimato, un prodotto con una viscosità pari a quella del gasolio di origine minerale, ma con una caratteristica “negativa” infatti il prodotto finito ha proprietà igroscopiche. Ne consegue che il carburante che utilizziamo, assorbe le molecole d’acqua presenti nell’aria con cui entra in contatto, questo può avvenire nei serbatoi di stoccaggio, in quelli dei distributori di carburante e ovviamente anche nei serbatoi delle nostre imbarcazioni, dove l’aria entra attraverso lo sfiato per compensare il volume che viene consumato. Si pensi che è sufficiente una quantità di 1 lt. d’acqua in 10.000 lt. di gasolio, perché si creino le condizioni per la formazione di batteri, che, favoriti dalle elevate temperature estive e dalle frequenti escursioni termiche tipiche della stagione primaverile, proliferano molto velocemente generando biomasse che si depositano sul fondo dei serbatoi. Queste sostanze, che si manifestano con una consistenza gelatinosa, essendo acide, hanno una forte azione corrosiva sulle parti con le quali vengono in contatto, provocano l’intasamento dei filtri, l’incrostazione degli iniettori e danni alle pompe di iniezione. Diventa pertanto molto importante monitorare costantemente lo stato del serbatoio della nostra barca, in quanto basta un rifornimento con carburante contaminato per compromettere la sicurezza della navigazione. Uno dei controlli che con estrema facilità possiamo effettuare è la verifica del prefiltro decantatore o filtro primario. Il prefiltro decantatore svolge due fondamentali funzioni: l’eventuale presenza di acqua si deposita per decantazione sul fondo della vaschetta e l’elemento filtrante trattiene le particelle di contaminanti sospese nel carburante grazie ad un filtro da 30 micron.
Il filtro primario è posto tra il serbatoio del carburante e il motore, di solito nella sala macchine, i più pratici sono dotati di una calotta trasparente in modo da verificare con un semplice controllo visivo la qualità del carburante che stiamo utilizzando, e l’eventuale presenza di acqua può essere facilmente eliminata dalla vite di decantazione. I filtri decantatori più efficienti, sono dotati di un separatore conico che favorisce la separazione dell’acqua e delle masse solide di grandi dimensioni dal carburante e si avvalgono di un sistema che interrompe l’afflusso di carburante al motore quando la quantità d’acqua presente nel filtro supera un determinato livello. E’ inoltre possibile applicare un sensore che segnala con un allarme la presenza di acqua nella calotta. Il sistema di alimentazione di un motore a gasolio è dotato di un secondo filtro carburante collocato sul motore, comunemente chiamato filtro fine o secondario.
Il filtro fine ha il compito di evitare che le impurità di natura solida di piccole dimensioni, presenti nel gasolio, giungano alla pompa di iniezione, di solito ha una capacità filtrante da 10 micron ed è di tipo spin-on, è cioè avvitato su un apposito supporto e viene sostituito completamente a fine ciclo. Con la commercializzazione del biodiesel, è pertanto fondamentale rispettare gli intervalli di manutenzione che prevedono la sostituzione dei filtri carburante, controllare frequentemente la vaschetta del prefiltro decantatore e avere sempre tra le dotazioni di bordo, dei filtri di rispetto.
Di Paolo Toracca
Istruttore presso le più importanti scuole di vela italiane, ha fondato nel 1986 la società Le Bateau Blanc della quale è stato amministratore e socio fino al 2010.
Ha navigato in tutto il Mar Mediterraneo e in Oceano Atlantico.
In base elle esperienze accumulate in oltre 20 anni di attività, ha realizzato un database statistico circa le principali avarie a cui sono soggette le imbarcazioni da diporto.
Esperto velico presso la Federazione Italiana Vela, mediatore marittimo, cura per il Centro Velico Caprera i corsi Manutenzione.
E’ responsabile dei corsi Manutenzione, Motore e Impianto elettrico.